Il Comitato Pari Opportunità – CPO dell’ODCEC di Padova informa che il Servizio Studi della Camera dei Deputati ha pubblicato il report L’OCCUPAZIONE FEMMINILE, che fornisce un’istantanea sul mercato del lavoro e esamina l’efficacia degli interventi pubblici messi in campo per promuovere la parità di genere.
Il rapporto fa emergere un mercato del lavoro in cui le donne sono ancora meno pagate rispetto ai colleghi uomini; spesso precarie e collocate in settori poco strategici, con a disposizione pochi servizi che le aiutino a conciliare vita e lavoro, essendo ancora molto alto il tasso di abbandono del mercato del lavoro quando aumentano le esigenze di cura e assistenza in ambito familiare. Da qui la scarsa partecipazione delle donne nel mercato del lavoro dove – secondo le stime Eurostat – il tasso di occupazione femminile risulta essere – secondo dati relativi al IV° trimestre 2022 – quello più basso tra gli Stati dell’Ue, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media (il 55%, a fronte del 69,3% dell’Ue). Secondo gli ultimi dati Eurostat, il gap retributivo medio (la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne) è pari al 5% (al di sotto della media europea che è del 13%), mentre quello complessivo (la differenza tra il salario annuale medio) è pari al 43% (al di sopra della media europea, che è invece pari al 36,2%). Inoltre, stando ai dati INPS, nel 2022 la retribuzione media annua è risultata «costantemente più alta» per gli uomini: 26.227 euro per gli uomini contro i 18.305 euro per le donne, con una differenza di 7.922 euro. Dal punto di vista delle caratteristiche del lavoro svolto, la bassa partecipazione al lavoro delle donne è determinata da diversi fattori, come l’occupazione ridotta, in larga parte precaria, in settori a bassa remuneratività o poco strategici e una netta prevalenza del part time, che riguarda poco meno del 49%delle donne occupate (contro il 26,2% degli uomini). Da registrare, infine, criticità sul fronte dei servizi che potrebbero aiutare le donne a conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro, come l’assistenza all’infanzia.