Il Comitato Pari Opportunità – CPO dell’ODCEC di Padova informa che è stato pubblicato il rapporto “Ciò che è tuo è mio. Fare i conti con la violenza economica” realizzato da WeWorld, organizzazione no profit italiana indipendente, per Fondazione CARIPLO e ISPOS. Il rapporto, partendo da cosa si intenda per violenza economica, definita una delle forme più feroci, ma al contempo subdola e meno nota, sicuramente la più frequente forma di violenza, analizza la percezione della stessa nella nostra società per giungere ad ipotizzare gli interventi necessari per una maggiore presa di coscienza collettiva.
Il Rapporto identifica tre momenti: il controllo economico (quello in cui l’autore della violenza impedisce, limita o controlla l’uso delle risorse economiche e finanziarie della vittima e il suo potere decisionale), lo sfruttamento economico (in cui l’autore della violenza usa le risorse economiche e finanziarie della vittima a suo vantaggio) e il sabotaggio economico (l’autore della violenza impedisce alla vittima di cercare, ottenere o mantenere un lavoro e/o un percorso di studi).
Gli interventi per arginare il fenomeno, secondo il Rapporto, dovrebbero articolarsi con tre obiettivi principali: prevenire, attraverso l’introduzione a partire dai primi anni di scuola di percorsi di educazione affettiva, di educazione economico-finanziaria, o la promozione di campagne di sensibilizzazione multicanale rivolte all’intera popolazione che individuino il fenomeno e le sue specificità; riconoscere e monitorare, attraverso l’adozione di una definizione condivisa di violenza economica che ne specifichi i comportamenti o la raccolta e il monitoraggio di dati disaggregati sul fenomeno della violenza economica e su altri reati spia (dando attuazione alla Legge 53/2022); intervenire, favorendo maggiori e strutturali finanziamenti al reddito di libertà integrati a più solide e inclusive politiche abitative e del lavoro, ma anche investimenti in attività di prevenzione, emersione, fuoriuscita della violenza e empowerment femminile, oltre all’allargamento della filiera dell’antiviolenza a servizi e istituti finanziari che possano svolgere il ruolo di sentinella.
I programmi di alfabetizzazione finanziaria, costruiti su misura per le esigenze specifiche di chi ha subito violenza economica, permetterebbero di comprendere i concetti finanziari di base, come la gestione del budget e del risparmio, promuovendo l’inclusione finanziaria, preludio per l’indipendenza economica e per il contrasto agli abusi economici.